| Scritta oggi u.u Ha come personaggi Marcus e Dominci di GOW (Gears Of Wars),"leggermente" rivisitati XD
Le giornate di pioggia gli mettevano addosso un’insolita malinconia;la voce chiassosa di suo figlio che gironzolava ancora per casa a quell’ora della notte era in quel momento solo un suono fastidioso alle sue orecchie…sentì sua madre richiamarlo,ma non pensò neppure di intervenire in suo aiuto. Continuò invece a fissare fuori dal vetro della finestra del salotto,leggermente appannato per via della differenza di temperatura con l’esterno…l’erba del giardino si piegava sotto le gocce incessanti e fitte e del viale,ripulito proprio il giorno avanti,restava di nuovo solo un tappeto di foglie secche e fango. Marcus se ne stava con le mani poggiate sui fianchi,come fosse pronto ad impartire un qualche ordine…la tenda scostata faceva entrare la fioca luce di un lampione che si accendeva e spegneva ad intermittenza. I suoi occhi celesti si riflettevano davanti a lui che ricambiava quello sguardo interrogativo…perché mai si sentiva d’un tratto così? Scontento? Nervoso? “Ah eri qui!” la voce di sua moglie lo disturbò,ma non lo diede a vedere voltandosi…stava per chiedere “Dici a me?” quando si accorse che teneva Ewan per una mano,cercando di portarlo a dormire “Vieni a letto?” si quella volta Ether lo aveva domandato a lui e nel farlo il sorriso che poco prima le piegava le labbra era sparito,lasciando il posto ad un tono più distaccato. Marcus si limitò a scuotere la testa. La luce del salotto si spense e quelle due figure sparirono dietro la porta. “Finalmente” pensò. Finalmente solo, in quel silenzio che gli permetteva di abbandonarsi a sé stesso. Il lavoro,la vita famigliare,gli impegni quotidiani…lo tenevano costantemente lontano dai suoi pensieri,ma a volte sentiva l’intimo bisogno di ritrovarli. E quando scavava troppo a fondo rischiava di ritrovare anche lui…forse era una di quelle volte. Andò a sedersi sul divano,affondando con poca grazia sui cuscini e il suo sguardo si posò distrattamente sull’orologio a parete voluto da Ether un anno prima. A lui non era mai piaciuto. Il suo colore stonava con quello della carta e in più il continuo battere delle lancette era insopportabile…ma da tempo si era rassegnato ad accontentare i suoi capricci,facendo un favore a sé stesso più che a lei,evitando così di dover ascoltare le sue lamentele. Se avesse dovuto trovare un solo lato positivo in lei,avrebbe fatto fatica a capire quale…da quando Ewan aveva compiuto i 5 anni,il loro matrimonio era diventato uno strascico della passione che inizialmente li aveva uniti. Lo sapevano entrambi,eppure continuavano a trascinarsi nella parvenza di una vita tutto sommato tranquilla…ogni gesto gentile tra loro era diventato solo una meccanica abitudine,fino a scomparire del tutto. Vivevano nella stessa casa,dormivano nello stesso letto,cenavano insieme e guardavano perfino gli stessi programmi seduti vicini sul divano…ma nessuno aveva più molta considerazione dell’altro. Che lui sapesse sua moglie non aveva relazioni extraconiugali e nemmeno lui ne cercava…una magra consolazione dopotutto! A 38 anni il bilancio della sua vita somigliava ad una tela bianca con qua e là qualche schizzo di colore. Nessun lavoro brillante,una relazione a pezzi,l’insoddisfazione che cresceva ogni qual volta non era più in grado di reprimerla…sospirò pesantemente. In realtà c’era stato un periodo nel quale tutto gli era sembrato meraviglioso. Ed era quello che ricordava con più orgoglio,ma anche con tanto rimpianto. Si alzò,di colpo più inquieto e raggiunse la vetrina dove teneva i liquori. Ne prese una bottiglia di bourbon e tornò alla sua postazione…col suo compagno di squadra ne avevano prese di sbronze quando erano nell’esercito!Tolse il tappo,incurante che finisse a terra e trangugiò il primo sorso…più mandava giù,più quella piacevole sensazione di calore nello stomaco si diffondeva in tutto il suo corpo rendendogli più facile scivolare indietro nel tempo. Quando era entrato all’Accademia militare,all’età di 16 anni,si era sentito stranamente al suo posto…i suoi commilitoni facevano le veci della sua famiglia, e con loro era diventato un uomo…aveva talento,era innegabile. E ottenere il comando di un intero plotone gli era parsa allora una conquista. Una grande conquista. Ma c’era stato qualcosa di ancora più profondo ad ancorarlo a quel passato…Dominic. Del suo migliore amico non aveva mai dimenticato gli occhi color nocciola che lo guardavano nei loro momenti più intimi,né l’odore acre della pelle…quando si staccò dalla bottiglia,le labbra di Marcus erano arricciate in un mezzo sorriso che sformava i suoi lineamenti duri. La loro relazione era sempre vissuta nell’ombra di incontri clandestini e ripari di fortuna…e quando le cose erano diventate più serie,si era tirato indietro. Sapeva che per Dominic non era mai stato solo sesso. Ma l’arrivo improvviso di quella donna nella sua vita aveva cambiato il suo modo di vedere le cose…e di vedere lui. Per molto tempo lo aveva respinto,trovando scomodo lavorare insieme nella stessa squadra;trovando ancora più penoso vederlo soffrire per un qualcosa che non poteva raggiungere…non glie lo aveva mai chiesto,ma immaginava si fosse logorato a lungo prima di prendere quella decisione. Una mattina Dominic aveva presentato richiesta per partire per l’Iraq. Intimamente aveva provato invidia per l’amico,non dispiacere. Avrebbe desiderato anche lui prender parte a quella missione,ma senza accorgersene stava rinunciando a tutto ciò che di più caro aveva…quello che allora credeva essere amore per Ether,lo stava allontanando dalla sua vera famiglia…dall’unica persona cui realmente si era legato. Così il giorno della partenza non andò a salutarlo…lui ed Ether trascorsero una piccante giornata tra le lenzuola,e fu forse in quell’occasione che concepirono Ewan…non lo rivide mai più. Il bourbon si agitò tra le pareti di vetro mentre Marcus stringeva con forza la bottiglia;aveva rinunciato ad un lavoro che lo gratificava,ad un amore che lo appagava,per una donna per la quale ora non provava più niente…non la vedeva bella come allora…e dentro di sé il risentimento verso di lei diventava prepotente ogni qual volta Dominic si riaffacciava nei suoi pensieri. Si scolò l’ultimo sorso lasciando poi cadere l’involucro vuoto sul tappeto…una lacrima aveva bagnato le cicatrici del suo viso,perdendosi poi dentro il collo della maglietta. Le palpebre avevano spento l’azzurro di quegli occhi e ben presto il respiro dell’uomo si fece pesante…l’indomani si sarebbe svegliato con il famigliare mal di testa,e dopo una fumante tazza di caffè bollente,tutto avrebbe ripreso a scorrere nella solita monotonia. |
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